Bianco come le fragole, azzurro come le uova, rosa come il pomodoro. Per raccontarvi un piccolo e curioso pezzo della biodiversità cilena ci siamo ispirati a un criterio semplicissimo, quello dei colori.
Nel Cile centromeridionale, intorno al piccolo comune di Purén, a essere bianche sono le fragole. Strano a dirsi ma, questi strani frutti pallidi coltivati tra la Cordigliera e il Pacifico sono i capostipiti di tutte le fragole del mondo. Le moderne fragole dal frutto grande, infatti, hanno un’origine relativamente recente (XVIII-XIX secolo), mentre i frutti citati prima della scoperta del Nuovo Mondo – da Plinio, Virgilio e Ovidio – sono le minuscole fragole di bosco (Fragaria vesca).
Le fragole bianche del Cile
Nel 1614 il missionario spagnolo Alfonso Ovalle scopre per la prima volta in Cile, nelle campagne della città di Concepción, frutti grandi di fragola, che sono poi classificati come Fragaria chiloensis (conosciuta volgarmente come fragola del Cile). Nel 1712 Francois Frezier, un ingegnere al servizio di Luigi XIV, porta alcune piante in Europa: un viaggio per mare che dura sei mesi e al quale sopravvivono solo cinque piante. Le fragole moderne nascono a Brest, in Francia, nel 1766, dall’incrocio tra la Fragaria virginiana degli Stati Uniti orientali e la bianca chiloensis. Il risultato dell’incrocio, la Fragaria ananassa, viene quindi ibridato e reibridato per dar vita a tutte le varietà coltivate attualmente, grandi e rosse.
La fragola bianca di Purén ha una forma tondeggiante con una piccola punta e una pelle pallida, a volte appena rosata, più spesso color avorio con puntini rosa o rossi. Ha un profumo fine, erbaceo, gradevole, e in bocca un aroma delicato. Si coltiva nel territorio del comune di Purén, in particolare nel Manzanal, un’area riparata dalla Cordigliera Nahuelbuta che guarda verso il mare.
Nel 1614 il missionario spagnolo Alfonso Ovalle scopre per la prima volta in Cile, nelle campagne della città di Concepción, frutti grandi di fragola, che sono poi classificati come Fragaria chiloensis (conosciuta volgarmente come fragola del Cile). Nel 1712 Francois Frezier, un ingegnere al servizio di Luigi XIV, porta alcune piante in Europa: un viaggio per mare che dura sei mesi e al quale sopravvivono solo cinque piante. Le fragole moderne nascono a Brest, in Francia, nel 1766, dall’incrocio tra la Fragaria virginiana degli Stati Uniti orientali e la bianca chiloensis. Il risultato dell’incrocio, la Fragaria ananassa, viene quindi ibridato e reibridato per dar vita a tutte le varietà coltivate attualmente, grandi e rosse.
La fragola bianca di Purén ha una forma tondeggiante con una piccola punta e una pelle pallida, a volte appena rosata, più spesso color avorio con puntini rosa o rossi. Ha un profumo fine, erbaceo, gradevole, e in bocca un aroma delicato. Si coltiva nel territorio del comune di Purén, in particolare nel Manzanal, un’area riparata dalla Cordigliera Nahuelbuta che guarda verso il mare.
Nell’area di Temuco, capoluogo della regione cilena dell’Araucanía, caratterizzata dalla forte presenza di indigeni Mapuche, a essere azzurre sono le uova, spesso vendute nei mercati contadini. A trasmettere quella particolare colorazione è il gene O (olive) che, agendo sullo sfondo bianco del guscio, conferisce una colorazione azzurra, mentre sullo sfondo marrone dà il verde. Questo gene è legato a una razza particolare di polli, l’araucana, il nome con cui gli spagnoli battezzarono gli indios Mapuche. Non è ancora chiaro se si tratti di una razza autoctona o di una mutazione di polli introdotti in America dai conquistadores. In merito alla questione, ricercatori e università non hanno ancora raggiunto un parere unanime. È certo però che, prima della scoperta in Cile di questa particolare caratteristica, non siano mai state individuate, in altre parti del mondo, uova dal colore verde-azzurro. Oggi la razza araucana si è talmente ibridata che non è più possibile descriverne compiutamente i caratteri somatici.
Ma le uova azzurre sono interessanti anche per un altro aspetto. A prescindere dai caratteri somatici degli animali, ormai molto differenti, esiste un elemento che accomuna tutte le galline capaci di deporre uova colorate: l’insofferenza all’allevamento intensivo. Si tratta infatti di animali rustici che devono essere cresciuti all’aria aperta. E questo aspetto, di fatto, trasforma il colore azzurro (e verdolino) in un infallibile marchio di qualità.
Il pomodoro rosa è una vera stranezza
A essere rosa, infine, è una varietà contadina locale di pomodoro, la Nagche, che si è sviluppata dall’attenta coltura e produzione dei semi da parte delle donne. Si tratta di un pomodoro grande, che può raggiungere anche un chilo in peso. Ha la forma di un rene e diverse pieghe. Si distingue dalle varietà commerciali che sono lisce e rosse per il suo colore rosa pallido e la sua forma insolita. Ha un’alta percentuale di acqua, il che lo rende molto succoso, ma allo stesso tempo molto sensibile al trasporto prolungato. I pomodori Nagche si consumano principalmente freschi, in particolare nelle insalate con cipolla, basilico e coriandolo. Sono anche inscatolati e utilizzati come “falsi gamberetti” in una ricetta locale a base di pomodori rosa, uova, formaggio e prezzemolo.
A essere rosa, infine, è una varietà contadina locale di pomodoro, la Nagche, che si è sviluppata dall’attenta coltura e produzione dei semi da parte delle donne. Si tratta di un pomodoro grande, che può raggiungere anche un chilo in peso. Ha la forma di un rene e diverse pieghe. Si distingue dalle varietà commerciali che sono lisce e rosse per il suo colore rosa pallido e la sua forma insolita. Ha un’alta percentuale di acqua, il che lo rende molto succoso, ma allo stesso tempo molto sensibile al trasporto prolungato. I pomodori Nagche si consumano principalmente freschi, in particolare nelle insalate con cipolla, basilico e coriandolo. Sono anche inscatolati e utilizzati come “falsi gamberetti” in una ricetta locale a base di pomodori rosa, uova, formaggio e prezzemolo.
È possibile scoprire la biodiversità cilena attraverso i Presìdi Slow Food e i prodotti dell’Arca del Gusto.
Il padiglione di Slow Food si trova in fondo al Decumano, entrata Est Roserio, fermata 7 del People Mover.