Una pianta molto resistente alla siccità, che cresce in fretta, quasi completamente edibile e che concentra proteine, calcio, ferro e altre vitamine in un solo prodotto. Sono le caratteristiche della moringa oleifera, che cresce nelle zone occidentali dell’Africa. Questo superfood è l’ingrediente principale delle Kuli Kuli Bars – barrette nutritive completamente naturali, vegane e prive di glutine - create dall’omonima start up, pioniera dell’importazione della moringa negli Stati Uniti.
L’idea d’impresa è di Lisa Curtis, che aveva scoperto e utilizzato questa pianta come terapia in un centro sanitario dei Peace Corps in un villaggio del Niger, dove ha conosciuto e sofferto in prima persona i problemi della malnutrizione. Al rientro negli Stati Uniti, la volontaria – che in passato aveva lavorato per Obama alla Casa Bianca, per il programma delle Nazioni Unite Environment Youth Advisor e per la finanza d’impatto in India – ha iniziato a studiare il modo di sfruttare al meglio le foglie di moringa. La lavorazione tradizionale, infatti, impoveriva i nutrienti di questa coltura, che paradossalmente era considerata di scarso pregio.
Grazie all’aiuto dell’amica d’infanzia Valerie Popelka, sono nati i primi prototipi delle barrette. Jordan Moncharmont e Anne Tsuei hanno completato la squadra, portando le competenze digitali e di design necessarie per rendere il prodotto finale appetibile sul mercato.
Un caso di scuola nel crowdfunding
Ma Kuli Kuli vanta un altro primato che la qualifica come start up innovativa: è infatti la prima azienda alimentare a essersi finanziata interamente online. A giugno 2013, Kuli Kuli ha rastrellato 50mila dollari sulla piattaforma
Indiegogo (24mila dei quali nelle prime 24 ore di campagna), ottenendo il più significativo finanziamento “dal basso” del comparto alimentare. D’altronde la fondatrice di Kuli Kuli non è digiuna dei meccanismi di coinvolgimento sul web: nel suo passato ha lavorato come Communications Director a Mosaic, il primo marketplace statunitense di progetti fotovoltaici, portando il suo team di sei persone da zero a 5 milioni di dollari investiti.
“Per noi il crowdfunding è stato lo strumento ideale per ottenere i fondi di partenza e per sollevare interesse, in quanto, più che un business tradizionale, ci sentiamo un movimento della società civile – conferma a "ExpoNet" Lisa Curtis, ceo di
Kuli Kuli –, che sa di dover arrivare alla mente e al cuore delle persone per far provare una pianta completamente nuova, con proprietà nutrizionali quasi incredibili, e convincerli a pagare un po’ di più per sostenere le condizioni di vita di chi coltiva la moringa dall’altra parte del mondo”.
Il ciclo di lavorazione parte dal Ghana
La materia prima proviene infatti dal Ghana del Nord (ma l’azienda ha lavorato anche in Niger e Nigeria), dove sono stati piantati 60mila alberi di moringa, raccolta e lavorata da cooperative che occupano 500 donne in Africa occidentale. L’azienda privilegia i Paesi con climi secchi – perfetti per la moringa - e che fanno registrare alti livelli di malnutrizione, per poter incidere positivamente sulle condizioni di vita delle popolazioni locali.
Lo scorso aprile, Kuli Kuli ha lanciato una seconda campagna di equity crowdfunding, (la tipologia di raccolta rivolta a investitori professionali) alla quale hanno aderito nomi di primo piano, come l’imprenditrice del food Mary Waldner e l’investitore delle nuove tecnologie, Brad Feld.
Kuli Kuli è stata anche premiata dal Ledbury Launch Fund, ha ottenuto un finanziamento dalla Wild Gift Better World Venture e dall’ente Ashoka Nutrients for All.
Grazie a questi fondi, la start up ha potuto espandere la sua presenza commerciale negli Stati Uniti, con l’obiettivo di arrivare a 1 milione di euro di vendite.
Lisa Curtis, dal canto suo, ha fatto il pieno di riconoscimenti: è stata nominata StartingBloc Fellow, Wild Gift Better World Entrepreneur, Ashoka Emerging Innovator e Udall Scholar.
Negli Stati Uniti, l’azienda dà ora lavoro a 21 persone part time tra brand ambassador e blogger, oltre a stagisti e collaboratori stagionali.