La Sicilia guida il Cluster Bio-Mediterraneo: quali saranno le parole chiave a cui si uniformerà la vostra gestione?
Mediterraneo, biodiversità, dieta mediterranea, armonia, salute, bellezza.
La Regione Siciliana si occuperà della gestione dell’area ristorazione, dell'area eventi e del mercato dei prodotti all’interno dell’area comune del Cluster. Qual è il messaggio che volete passare?
Il Cluster Bio-Mediterraneo è identità e integrazione, con la Sicilia baricentro storico, culturale e produttivo di una ricca e autentica cultura alimentare per costruire e promuovere la realizzazione di un mercato mediterraneo del cibo. La dieta mediterranea, protagonista del Cluster, è fondata sul rispetto per il territorio e la biodiversità e garantisce la conservazione e lo sviluppo delle attività e dei mestieri collegati alla pesca e all’agricoltura nelle comunità del Mediterraneo. La dieta mediterranea si manifesta anche attraverso le feste e le cerimonie: questi eventi diventano il ricettacolo di gesti di mutuo riconoscimento, ospitalità, vicinato, convivialità, trasmesse di generazione in generazione e attraverso il dialogo interculturale. In questo insieme, i popoli del Mediterraneo ricostruiscono la loro identità e il loro senso di appartenenza permettendo di riconoscere in queste pratiche un elemento essenziale del loro comune patrimonio culturale intangibile.
Quali Paesi partecipano al Cluster?
I Paesi presenti nel Cluster sono dieci: Albania, Algeria, Egitto, Grecia, Libano, Malta, Montenegro, San Marino, Serbia e Tunisia. Il Cluster, con la sua piazza comune, sarà il luogo di incontro delle diverse anime che compongono il bio-eco-sistema del Mediterraneo. Ogni Paese, raccontando le sue peculiarità e declinando il Tema “Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita”, contribuirà a costruire l’immagine di quella biodiversità che al contempo ci caratterizza e ci accomuna
La Sicilia è il luogo che celebra la dieta mediterranea, proclamata patrimonio Unesco. È il luogo in cui geografia, secoli di storia, tradizioni e cultura descrivono un incontro continuo tra culture. Ci sono dei cibi che per lei sono esemplificativi di questo incontro tra culture e tradizioni diverse?
La Sicilia è stata l’Atlantide del Mediterraneo, non sognata dai filosofi, né millantata dai navigatori, ma reale, capace di affascinare e calamitare popoli e personaggi che l’hanno conquistata, abitata, sfruttata e arricchita finendo sempre per lasciare una traccia che si è sovrapposta e integrata a quelle precedenti. Il clima mite, la fertilità dei terreni, la biodiversità vegetale e animale e la pescosità del Mediterraneo hanno ispirato eccezionali connubi di ingredienti Mediterranei e importati. È nata una cultura gastronomica che raccoglie le tracce dei popoli e culture avvicendatesi nell’arco della storia: Sicani, Siculi, Elimi, Fenici, Cartaginesi, Greci, Romani, Bizantini, Arabi, Normanni, Svevi, Angioni, Aragonesi, Spagnoli, Austriaci, Piemontesi, Borboni, Inglesi e Americani.
La cassata siciliana (dall'arabo qas'at, “bacinella" e dal latino caseum, "formaggio") nasce in Sicilia con gli Arabi intorno all’anno Mille, nella tipologia “cassata a forno”. Due secoli dopo, le suore del Monastero di Palermo “La Martorana”, per far bella figura con il Cardinale, abbellirono i rami degli alberi privi di foglie con i frutti realizzati con farina di mandorle e zucchero. Al Re Federico II piacquero tanto e da allora l’impasto di mandorla e zucchero si chiamò pasta reale. Nacque così la cassata “a crudo”: ricotta dentro e pasta reale fuori. Tre secoli dopo gli Spagnoli introdussero una novità, il pan di Spagna. E successivamente aggiunsero, all’impasto di ricotta e zucchero, il cioccolato giunto dalle lontane Americhe con quella ricetta Atzeca che sarebbe diventata il disciplinare di produzione del cioccolato di Modica. Ispirandosi al Gran Maestro dello stucco, Giacomo Serpotta, anche i pasticcieri palermitani praticarono l’allustratura della cassata, nella quale pasta reale e glassa di zucchero venivano modellati, adornati e dipinti come gli stucchi dell’oratorio di Santa Cita a Palermo. La storia si conclude nel 1893 per opera del cavaliere Salvatore Gulì, pasticciere palermitano di corso Vittorio Emanuele 373, il quale mette su una fabbrica di canditi e ricopre la cassata con la frutta candita. In una fortunata giornata uno dei più grandi imprenditori siciliani, Ignazio Florio, notò la cassata con la frutta candita e la cominciò a regalare ai suoi numerosi amici trasformandola in un vero e proprio ambasciatore della Sicilia nel mondo. Ad Expo Gate il 7 e 8 marzo, durante
il Week End dedicato al Cluster Bio-Mediterraneo, la Cassata avrà una nuova metamorfosi: i datteri prenderanno il posto della frutta candita e nascerà la Cassata Mediterranea.
La vite ad alberello di Pantelleria è stata recentemente riconosciuta come patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Che cosa significa per la Regione questo riconoscimento?
Il riconoscimento Unesco di una pratica agricola, con i terrazzamenti e i muretti a secco, nei quali il sudore dell’uomo è simile a quello delle piramidi di Egitto, è il segno che l’agricoltura e l’alimentazione rappresentano un sistema complesso di valori, idee, saperi e memoria. C’è voluto molto tempo per far passare l’idea che l’alimentazione fosse un fatto di cultura perché prima era considerata inferiore alla pittura, alla musica, alla danza, alla letteratura e all’opera lirica. Dal 16 novembre 2010 con il riconoscimento nel patrimonio immateriale dell’Unesco per la dieta mediterranea, il pasto gastronomico alla francese e la cucina tradizionale messicana, è iniziata una nuova stagione. A differenza del patrimonio materiale – che comprende i siti e i monumenti –, il patrimonio immateriale si riferisce ai processi culturali che “ispirano alle comunità viventi un sentimento di continuità in relazione con le generazioni che le hanno precedute e che rivestono un'importanza cruciale per l'identità culturale, ma anche per la salvaguardia della diversità culturale e della creatività umana”.
La Sicilia è stata nella storia crocevia di popoli, civiltà e culture e ha un ricco patrimonio artistico, archeologico, architettonico, letterario: cosa portate a Expo Milano 2015 di questo patrimonio e come?
L’obiettivo è valorizzare il "Brand Sicilia" che evoca territori di straordinaria vocazione naturale e con una forte relazione tra produzioni, cultura, tradizioni e paesaggio. La valorizzazione sarà centrata sull’identità territoriale di riferimento, associata ove esistente a brand Unesco (Etna, Eolie, Barocco Val di Noto, Agrigento, Piazza Armerina; Alberello di Pantelleria, Palermo Arabo-Normanna in via di riconoscimento) o parchi naturali (Nebrodi, Madonie, Etna) in correlazione con le peculiarità paesaggistiche, ambientali, culturali, storiche, etnoantropologiche, gastronomiche che costituiscono le singole specificità di ogni territorio e ne delineano il paesaggio culturale.
Lo storico Fernand Braudel scrisse “Il Mediterraneo è mille cose insieme”: è un motto perfetto per il vostro Cluster?
Gesualdo Bufalino, scrittore siciliano, nel suo libro “La luce e il lutto” scrive: “Vero è che le Sicilie sono tante, non finirò di contarle...”. Enzo Maiorca, noto apneista di Siracusa, interrogato su cosa sia la biodiversità dice: “Flora, la dea della primavera, un pomeriggio si trovò a passeggiare per i campi ricevuti in dote e li vide talmente ricoperti di fiori e colori da volerli contare, ma pur essendo una dea non poté farlo perché non le bastavano i numeri...”.
“Mille cose insieme” di Braudel”, il “non finire di contare” di Bufalino” e “la mancanza di numeri per la dea Flora”, sono la sintesi del Cluster Bio-Mediterraneo e della Mediterranean Ways di Ancel Keys, il più grande esperto di nutrizione umana del Novecento “fondatore” della dieta mediterranea, che scopri i benefici sulla salute e sulla longevità degli abitanti del Mediterraneo. La Mediterreanen Ways coi i suoi 46 mila chilometri di costa è un habitat climatico che riflette un’eredità culturale omogenea, che ha il suo contrassegno storico-antropologico e ambientale nei raccolti della terra, nelle attività marinare, nei cibi più amati e nei modi di cucinarli. “La vicinanza al mare rende la luce unica, nelle giornate estive il sole cade a perpendicolo sulla terra, ma l’aria rimane secca e la sera invita a lunghe passeggiate e cene meditative sulle terrazze” (da “How to eat well and stay well”, Ancel Keys, 1975).