Tutto nel mondo è intimamente connesso. Con una citazione dall’enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco,
Salvatore Veca ha introdotto i lavori del 10 ottobre nella giornata “Expo dopo Expo. Le eredità di Expo 2015”. Attraverso 26 tavoli tematici, la mattinata ha fatto emergere i tratti distintivi dei lasciti che l’Esposizione Universale consegnerà al mondo, e che dovranno fare da punto di partenza per il futuro del cibo. Abbiamo chiesto al filosofo, Ambassador di Expo Milano 2015 e curatore di Laboratorio Expo, il progetto di curatela scientifica di Expo Milano 2015, di commentare questo passaggio miliare.
Come avete strutturato il lavoro di oggi?
Il metodo che abbiamo seguito in questa giornata è esattamente quello con cui partì tutto il processo il 7 febbraio all’Hangar Bicocca per mettere in moto l’insieme delle riflessioni, delle competenze, delle esperienze che ha portato alla redazione della Carta di Milano.
Come allora, Laboratorio Expo ha il compito di redigere i report finali dei 26 tavoli tematici e questo serve a fissare le priorità per le agenda, le cose da fare, che preservino e valorizzino il patrimonio di esperienze, di pratiche, di adesioni alla Carta di Milano.
Le eredità sono di tre tipi: i saperi - ricerca, scienza intorno al grande tema del nutrire il Pianeta nell’ambito dello sviluppo sostenibil - il saper fare e il fare, le attività.
Questa griglia ci permetterà, al termine dei lavori, di avere un documento che indicherà le agenda, le cose da fare.
Come riassumerebbe il contenuto della Carta di Milano?
La Carta di Milano ha una struttura molto semplice, che si basa su un assioma: il diritto a un cibo adeguato, sicuro, efficiente, il diritto all’acqua, l’accesso all’energia sono da considerare diritti umani fondamentali, perché senza la loro soddisfazione non si possono soddisfare tutti gli altri diritti. Tutte le indicazioni e le assunzioni di responsabilità da parte di cittadini, imprese, associazioni dipendono da quest’indicazione di base.
Che cosa ha imparato dall’esperienza di Expo Milano 2015?
Ho colto la straordinaria felicità dell’individuazione del tema la sua ricchezza e radicalità. Abbiamo visto, nel crescere dell’attenzione, nel crescere dell’adesione, nel crescere della presenza e della compagnia umana in questi mesi a Expo Milano 2015, quanto il tema dell’alimentazione da un lato sia radicale, dall’altro abbia una gran quantità di connessioni che forse all’inizio non tutti intuivamo.
È un tema che – questo è un punto molto importante oggi - è coerente con la ridefinizione in sede Onu degli obiettivi di sviluppo sostenibile al 2030.
In che cosa consiste a suo parere il principale lascito di Expo Milano 2015?
È un patrimonio molto ricco, che non è solo quello di ricerca scientifica. Noi abbiamo lavorato con 130 centri nel mondo, con convenzioni, università, laboratori e questo è un patrimonio straordinario di conoscenza, ma quello che mi ha colpito è che questo è solo una tessera del mosaico: il resto è fatto non da conoscenze, ma da esperienze e relazioni. Expo Milano 2015 è un patrimonio di idee, di esperienze e di pratiche: dilapidarlo sarebbe irresponsabile.