L’Albero della Vita è il simbolo indiscusso di Expo Milano 2015. Un’icona che allo scoccare di ogni ora scatena la voglia di tutti i visitatori di condividere un momento intriso dell’identità italiana. La musica che accompagna le evoluzioni dei giochi d’acqua e delle proiezioni luminose costituisce il pavimento su cui camminano le emozioni di ognuno di noi. Per ripercorrere la genesi di questa opera, il compositore milanese Roberto Cacciapaglia racconta il suo Albero della Vita.
Qual è stato l’approccio con cui ha composto i brani per la colonna sonora del night show dell’Albero della Vita?
Collaborare con Marco Balich è stato come lavorare a un’opera, con la differenza che nell’Albero della Vita nessuna arte e nessun motivo visivo prevarica sugli altri. Per questo ho sempre immaginato l’Albero come un arcobaleno dove ogni colore rappresentava un elemento che lo compone. Quando Marco Balich mi ha chiesto di scriverne la musica ho visto nel progetto un’assoluta modernità e soprattutto una corrispondenza con la nostra epoca. Nelle radici dell’albero ho visto la nostra natura, quella interna, una natura primordiale; nel tronco ho visto la nostra spina dorsale e il modo con cui ci rapportiamo al presente; nei rami il futuro, lo spazio, l’avvenire che stiamo preparando e la tecnologica. Sì, per me l’albero è formato da questi tre elementi: la natura, la spina dorsale di tutti i popoli e la tecnologia.
Collaborare con Marco Balich è stato come lavorare a un’opera, con la differenza che nell’Albero della Vita nessuna arte e nessun motivo visivo prevarica sugli altri. Per questo ho sempre immaginato l’Albero come un arcobaleno dove ogni colore rappresentava un elemento che lo compone. Quando Marco Balich mi ha chiesto di scriverne la musica ho visto nel progetto un’assoluta modernità e soprattutto una corrispondenza con la nostra epoca. Nelle radici dell’albero ho visto la nostra natura, quella interna, una natura primordiale; nel tronco ho visto la nostra spina dorsale e il modo con cui ci rapportiamo al presente; nei rami il futuro, lo spazio, l’avvenire che stiamo preparando e la tecnologica. Sì, per me l’albero è formato da questi tre elementi: la natura, la spina dorsale di tutti i popoli e la tecnologia.
Quali sono stati gli elementi che hanno maggiormente influenzato l’elaborazione di Tree of Life Suite?
Nella composizione ho cercato di unire l’aspetto biologico, acustico, rappresentato nell’orchestra della Dubai Royal Philarmonic, con quello del canto che insieme all’acqua simboleggia la fertilità femminile, la nascita, la donna. E poi l’apporto del pianoforte, il mio specchio e lo strumento con cui espongo la mia essenza e personalità. Per Tree of Life Suite abbiamo lavorato con la tecnologia “biologica” portando alla luce l’essenza del suono, gli armonici, attraverso l’uso di software.
Nella composizione ho cercato di unire l’aspetto biologico, acustico, rappresentato nell’orchestra della Dubai Royal Philarmonic, con quello del canto che insieme all’acqua simboleggia la fertilità femminile, la nascita, la donna. E poi l’apporto del pianoforte, il mio specchio e lo strumento con cui espongo la mia essenza e personalità. Per Tree of Life Suite abbiamo lavorato con la tecnologia “biologica” portando alla luce l’essenza del suono, gli armonici, attraverso l’uso di software.
Una tecnica che aveva già sperimentato nel suo album Alphabet.
Quando abbiamo registrato Alphabet la posizione di tutti i microfoni, da molto vicino a sotto lo strumento fino agli estremi della sala, serviva per catturare ogni tipo di suono poi riunito dal software. È stato come se il pianofrote venisse potenziato attraverso le scie dei suoni che altrimenti non sarebbero udibili. Per l’Albero della Vita abbiamo lavorato allo stesso modo.
Quando abbiamo registrato Alphabet la posizione di tutti i microfoni, da molto vicino a sotto lo strumento fino agli estremi della sala, serviva per catturare ogni tipo di suono poi riunito dal software. È stato come se il pianofrote venisse potenziato attraverso le scie dei suoni che altrimenti non sarebbero udibili. Per l’Albero della Vita abbiamo lavorato allo stesso modo.
Uno degli aspetti che maggiormente contraddistinguono la sua produzione musicale è la sperimentazione, anche sul piano tecnologico. In che maniera riesce a coniugare classicità e avanguardia elettronica?
Nella composizione di Tree of Life Suite ho ripercorso tutta la mia carriera, già da “Sonanze”, il mio primo LP, il primo quadrifonico pubblicato in Italia, ho sempre studiato brani che avessero una parte acustica, proveniente dalla mia formazione, e una tecnologica sperimentale. “Sonanze” è nato dalle dissonanze tra la musica colta e quella di sperimentazione e le assonanze di quella di comunicazione, ho associato questi due elementi e ho fatto di questa neutralità il filo conudttore di tutta la mia musica.
Nella composizione di Tree of Life Suite ho ripercorso tutta la mia carriera, già da “Sonanze”, il mio primo LP, il primo quadrifonico pubblicato in Italia, ho sempre studiato brani che avessero una parte acustica, proveniente dalla mia formazione, e una tecnologica sperimentale. “Sonanze” è nato dalle dissonanze tra la musica colta e quella di sperimentazione e le assonanze di quella di comunicazione, ho associato questi due elementi e ho fatto di questa neutralità il filo conudttore di tutta la mia musica.
Quanto è importante, nel panorama attuale, continuare a sperimentare?
La sperimentazione è fondamentale, oggi abbiamo esplorato ancora poco sul suono e sul suo potere. Per fare questo, penso sia importnate capire quali siano le nostre intenzioni, capire quello cosa vogliamo fare con la musica. Dal mio punto di vista la musica è un mezzo straordinario, ha un fine che ci permette di esplorare il mondo e noi stessi. Questo perché il potere del suono esiste da sempre ed è dentro di noi, dobbiamo solo riscoprirlo.
La sperimentazione è fondamentale, oggi abbiamo esplorato ancora poco sul suono e sul suo potere. Per fare questo, penso sia importnate capire quali siano le nostre intenzioni, capire quello cosa vogliamo fare con la musica. Dal mio punto di vista la musica è un mezzo straordinario, ha un fine che ci permette di esplorare il mondo e noi stessi. Questo perché il potere del suono esiste da sempre ed è dentro di noi, dobbiamo solo riscoprirlo.
Potremmo dire che la sua sperimentazione non si è limitata alla sola sfera musicale concertistica, ai live in solo o in orchestra, lei ha composto brani per pubblicità televisive, documentari e soprattutto per l’Albero della Vita. Qual è l’approccio con cui inizia a lavorare a brani destinati a scopi così differenti?
Dietro ogni nota ci sono sempre io, quello che cambia è il ruolo, la funzione della musica. Per esempio in un film o in uno spot la musica è al servizio di un soggetto esterno. Il potere della musica sta poi nel fatto che il suono possa oltrepassare la funzione e andare a colpire direttamente chi ascolta, tornando alla sua funzione primaria. Oggi viviamo un rapporto involontario con la musica, siamo bersagliati dalla radio, dalla televisione, in un modo anche violento, ma nonostante tutto la musica può comunque lasciare un messaggio diverso.
Dietro ogni nota ci sono sempre io, quello che cambia è il ruolo, la funzione della musica. Per esempio in un film o in uno spot la musica è al servizio di un soggetto esterno. Il potere della musica sta poi nel fatto che il suono possa oltrepassare la funzione e andare a colpire direttamente chi ascolta, tornando alla sua funzione primaria. Oggi viviamo un rapporto involontario con la musica, siamo bersagliati dalla radio, dalla televisione, in un modo anche violento, ma nonostante tutto la musica può comunque lasciare un messaggio diverso.
È più difficile suonare dal vivo davanti al pubblico o comporre un brano che, come nel caso della pubblicità o dell’Albero della Vita, viene ascoltato anche non consapevolmente da un pubblico ampio?
Il concerto dal vivo è insostituibile perché c’è uno scambio profondo, una comunione come si diceva nei circoli pitagorici. I concerti sono autostrade energetiche che permettono un collegamento tra il pubblico e l’interprete. La risposta del pubblico è una cosa straordinaria e spesso mi capita di incontrare persone dopo i concerti nelle quali la musica è entrata e gli ha fatto riscoprire la luce che avevano dentro. I tantra buddisti recitano che il sole c’è anche quando le nuvole coprono i suoi raggi, allo stesso modo i pensieri, come nuvole, offuscano la nostra natura, la musica può farci ritrovare il sole.
Il concerto dal vivo è insostituibile perché c’è uno scambio profondo, una comunione come si diceva nei circoli pitagorici. I concerti sono autostrade energetiche che permettono un collegamento tra il pubblico e l’interprete. La risposta del pubblico è una cosa straordinaria e spesso mi capita di incontrare persone dopo i concerti nelle quali la musica è entrata e gli ha fatto riscoprire la luce che avevano dentro. I tantra buddisti recitano che il sole c’è anche quando le nuvole coprono i suoi raggi, allo stesso modo i pensieri, come nuvole, offuscano la nostra natura, la musica può farci ritrovare il sole.
Uno dei suoi ultimi album, Alphabet, ha testimoniato il suo grande legame con la città di Milano. Dal punto di vista musicale, cosa la lega così inestricabilmente al capoluogo lombardo? Pensa che Milano sia ancora il centro della musica classica italiana sul panorama internazionale?
Milano è una città importante, viva musicalmente e culturalmente abbiamo delle istituzioni come il Teatro della La Scala, famose in tutto il mondo. Alphabet è stato registrato al Conservatorio di Milano perché è quello in cui ho studiato da quando ho 4 anni, sono legato a ogni angolo di quell’edificio. Quando registravo nel silenzio della sala era come sentitre la storia della musica passarmi accanto, quello tra il Conservatorio e Alphabet è stato un legame imprescindibile: non poteva esserci un luogo migliore. Anche perchè Alphabet vuole trasmettere che come dalle lettere si costruisce il linguaggio, la nostra potenzialià creativa può emergere senza avere mai fine. All’infinito.
Milano è una città importante, viva musicalmente e culturalmente abbiamo delle istituzioni come il Teatro della La Scala, famose in tutto il mondo. Alphabet è stato registrato al Conservatorio di Milano perché è quello in cui ho studiato da quando ho 4 anni, sono legato a ogni angolo di quell’edificio. Quando registravo nel silenzio della sala era come sentitre la storia della musica passarmi accanto, quello tra il Conservatorio e Alphabet è stato un legame imprescindibile: non poteva esserci un luogo migliore. Anche perchè Alphabet vuole trasmettere che come dalle lettere si costruisce il linguaggio, la nostra potenzialià creativa può emergere senza avere mai fine. All’infinito.