La caffettiera meriterebbe di diventare patrimonio immateriale dell'umanità quale essenza della recente cultura popolare made in Italy che rapidamente si è diffusa in tutto il mondo.
Rientra a pieno titolo nei cliché sentimentali in cui immagini e rappresentazioni sfiorano l'estetica del pop e del kitsch: il design di questo oggetto di uso quotidiano si fonda sulla tradizione ed ha nella domesticità degli affetti la sua celebrazione. Non è semplicemente kitsch perché il suo disegno va al di là della semplice forma funzionale e utilità, ma poiché indulge al sentimentalismo collettivo, al pari dei souvenir turistici e dei ritratti di famiglia.
A riempire una stanza basta una caffettiera sul fuoco
Da paradigma di funzionalismo a icona pop, essa è oggetto intrigante per la sua forza banale di piacere a tutti, di entrare nella vita e scandirne tempi e abitudini nel mondo. Se, parafrasando lo scrittore e poeta Erri de Luca, “A riempire una stanza basta una caffettiera sul fuoco” (Tre cavalli, Milano, Feltrinelli, 1999), in Italia e nel mondo basta una moka per rendere Casa uno spazio. La caffettiera ricorre nell'arte per la sua oggettualità pura: fulcro visivo in opere pittoriche in cui domina micro paesaggi fatti di semplici oggetti di casa - un Battistero di Firenze a misura di cucina. Ancora più vivacemente entra nell’architettura e nel design contemporaneo attraverso invenzioni e forme che hanno segnato un’epoca.
Da paradigma di funzionalismo a icona pop, essa è oggetto intrigante per la sua forza banale di piacere a tutti, di entrare nella vita e scandirne tempi e abitudini nel mondo. Se, parafrasando lo scrittore e poeta Erri de Luca, “A riempire una stanza basta una caffettiera sul fuoco” (Tre cavalli, Milano, Feltrinelli, 1999), in Italia e nel mondo basta una moka per rendere Casa uno spazio. La caffettiera ricorre nell'arte per la sua oggettualità pura: fulcro visivo in opere pittoriche in cui domina micro paesaggi fatti di semplici oggetti di casa - un Battistero di Firenze a misura di cucina. Ancora più vivacemente entra nell’architettura e nel design contemporaneo attraverso invenzioni e forme che hanno segnato un’epoca.
1979. Nasce “Carmencita”, la caffettiera ispirata a Carosello
Dalla Moka Express Black in alluminio e bachelite, realizzata da Alfonso Bialetti nel 1933, praticità, ergonomia e abbattimento dei costi non saranno più gli unici criteri alla guida della produzione industriale di massa. Cruciale è il passaggio dagli anni settanta agli ottanta. L’architetto e designer Marco Zanuso progetta nel 1979 la “Carmencita” per Lavazza, realizzata in acciaio inox dalla ditta Balzano e ispirata alle maquette comiche del Carosello televisivo; l’ironica ritualità dell’atteso intrattenimento serale si associa con successo all’identità del marchio e alla rassicurante routine del caffè in famiglia. Nello stesso anno Richard Sapper vince il Compasso d’oro con la caffettiera espresso “9090”, da lui ideata per Alessi; l’acciaio inossidabile 18/10 e la trasformazione nel sistema di chiusura diventano sinonimi di stile ed eccellenza costruttiva. Il messaggio: non vi è nulla di dozzinale nel gustare il caffè in casa e la raffinatezza dell’estetica industriale annulla ogni distanza tra sfera formale e informale.
Dalla Moka Express Black in alluminio e bachelite, realizzata da Alfonso Bialetti nel 1933, praticità, ergonomia e abbattimento dei costi non saranno più gli unici criteri alla guida della produzione industriale di massa. Cruciale è il passaggio dagli anni settanta agli ottanta. L’architetto e designer Marco Zanuso progetta nel 1979 la “Carmencita” per Lavazza, realizzata in acciaio inox dalla ditta Balzano e ispirata alle maquette comiche del Carosello televisivo; l’ironica ritualità dell’atteso intrattenimento serale si associa con successo all’identità del marchio e alla rassicurante routine del caffè in famiglia. Nello stesso anno Richard Sapper vince il Compasso d’oro con la caffettiera espresso “9090”, da lui ideata per Alessi; l’acciaio inossidabile 18/10 e la trasformazione nel sistema di chiusura diventano sinonimi di stile ed eccellenza costruttiva. Il messaggio: non vi è nulla di dozzinale nel gustare il caffè in casa e la raffinatezza dell’estetica industriale annulla ogni distanza tra sfera formale e informale.
Caffettiere della decrescita: il design radicale che rilancia i mastri lattonai di Napoli
Non dimentichiamo di citare in questa narrazione (che non sarà mai esaustiva) la poetica di Riccardo Dalisi (co-fondatore negli anni settanta del gruppo di architettura e design radicale “Global Tools”); da lui scaturisce l’originalissima ricerca sulla caffettiera napoletana ispirata alla valorizzazione dei mestieri antichi, al gusto partenopeo per l’opera buffa e l’imprevedibile, alla sensibilità pionieristica per il riciclo dei materiali e la decrescita. Dalisi collabora con Alessi e riceve il Compasso d’Oro nel 1981: dal 1979 al 1987 realizza oltre 200 prototipi di caffettiere in latta, le sue idee sono nutrite dal quotidiano confronto con i maestri ramai e lattonai di Rua Catalana e generano forme espressive quasi animate. Le caffettiere napoletane diventano personaggi di un teatrino popolare e universale.
Non dimentichiamo di citare in questa narrazione (che non sarà mai esaustiva) la poetica di Riccardo Dalisi (co-fondatore negli anni settanta del gruppo di architettura e design radicale “Global Tools”); da lui scaturisce l’originalissima ricerca sulla caffettiera napoletana ispirata alla valorizzazione dei mestieri antichi, al gusto partenopeo per l’opera buffa e l’imprevedibile, alla sensibilità pionieristica per il riciclo dei materiali e la decrescita. Dalisi collabora con Alessi e riceve il Compasso d’Oro nel 1981: dal 1979 al 1987 realizza oltre 200 prototipi di caffettiere in latta, le sue idee sono nutrite dal quotidiano confronto con i maestri ramai e lattonai di Rua Catalana e generano forme espressive quasi animate. Le caffettiere napoletane diventano personaggi di un teatrino popolare e universale.
Oggetto ordinario e allo stesso tempo indispensabile
Paradigma del design di massa, rivolto a ciò che nella vita è al contempo ordinario e indispensabile, “L’oggetto banale" di Alessandro Mendini, inaugura simbolicamente i dorati anni ottanta alla Biennale di Architettura di Venezia. Nuovi linguaggi ed espressioni attraversano le avanguardie artistiche e la caffettiera diviene nel 1983 il fulcro paradossale di una riflessione sul ruolo dell’architetto nel disegno urbano e nella società: Mendini collabora con Officina Alessi nel lancio del progetto “Tea & Coffee Piazza”, con cui coinvolge i più rappresentativi giovani architetti internazionali in un’interpretazione radicale del tradizionale set di tè e caffè. In questa vicenda, nel pieno dell’euforia postmodernista, Charles Jencks traspone su un vassoio gli ordini classici (“Architecture in silver, Tea and Coffee service”), mentre Aldo Rossi interpreta la caffettiera come composizione di forme geometriche semplici e archetipo architettonico da cui prende vita “La Conica” e in versione economica la “Cupola”.
Paradigma del design di massa, rivolto a ciò che nella vita è al contempo ordinario e indispensabile, “L’oggetto banale" di Alessandro Mendini, inaugura simbolicamente i dorati anni ottanta alla Biennale di Architettura di Venezia. Nuovi linguaggi ed espressioni attraversano le avanguardie artistiche e la caffettiera diviene nel 1983 il fulcro paradossale di una riflessione sul ruolo dell’architetto nel disegno urbano e nella società: Mendini collabora con Officina Alessi nel lancio del progetto “Tea & Coffee Piazza”, con cui coinvolge i più rappresentativi giovani architetti internazionali in un’interpretazione radicale del tradizionale set di tè e caffè. In questa vicenda, nel pieno dell’euforia postmodernista, Charles Jencks traspone su un vassoio gli ordini classici (“Architecture in silver, Tea and Coffee service”), mentre Aldo Rossi interpreta la caffettiera come composizione di forme geometriche semplici e archetipo architettonico da cui prende vita “La Conica” e in versione economica la “Cupola”.
2003. L’anno delle personalizzazioni
Dall’ideazione al prototipo, l'intelligenza delle soluzioni tecniche ed estetiche sembra seguire negli anni una rapida sofisticazione ed è emblematico e cerimoniale che al Salone del Mobile del 2003 architetti di fama mondiale (tra cui David Chipperfield, Future Systems, Zaha Hadid, Mvrdv, Jean Nouvel, Dominique Perrault, Shigeru Ban, Kazuyo Sejima) siano nuovamente invitati a presentare le più svariate personalizzazioni del servizio da tè e caffè con proposte creative che illustrino i percorsi di sviluppo del design contemporaneo.
Dall’ideazione al prototipo, l'intelligenza delle soluzioni tecniche ed estetiche sembra seguire negli anni una rapida sofisticazione ed è emblematico e cerimoniale che al Salone del Mobile del 2003 architetti di fama mondiale (tra cui David Chipperfield, Future Systems, Zaha Hadid, Mvrdv, Jean Nouvel, Dominique Perrault, Shigeru Ban, Kazuyo Sejima) siano nuovamente invitati a presentare le più svariate personalizzazioni del servizio da tè e caffè con proposte creative che illustrino i percorsi di sviluppo del design contemporaneo.