L’architetto Michele Reginaldi dello Studio Quattroassociati, Bruno Pedretti docente di Storia dell’Architettura dell’Università della Svizzera italiana e Paolo Cesaretti docente di Storia romana e Civiltà bizantina presso l’Università degli Studi di Bergamo si sono confrontati nella descrizione del Padiglione della Santa Sede a Expo Milano 2015. Le riflessioni degli esperti hanno sottolineato il carattere simbolico ed espressivo del Padiglione più piccolo dell’Esposizione Universale di Milano.
Con l’architetto Michele Reginaldi vorrei parlare del concept e del progetto elaborati dal suo studio per il Padiglione della Santa Sede a Expo Milano 2015. Ci può introdurre il progetto del Padiglione da un punto di vista architettonico?
Il Padiglione della Santa Sede è uno dei più piccoli di Expo Milano 2015, per questo abbiamo dovuto sfruttare la possibilità di lavorare in altezza, arrivando fino a 15 metri. Non sapendo chi fossero i Padiglioni limitrofi, quindi non sapendo con quale progetto dovessimo confrontarci, abbiamo dovuto pensare a un’immagine molto forte. Per questo, abbiamo immaginato che questo lotto avesse una preesistenza: una pietra che fosse sempre stata qui e che addirittura il masterplan dell’Expo Milano 2015 non fosse riuscito a sradicare. Quest’idea è una metafora del fondamento, dei concetti e dei contenuti della società.
Il Padiglione della Santa Sede è uno dei più piccoli di Expo Milano 2015, per questo abbiamo dovuto sfruttare la possibilità di lavorare in altezza, arrivando fino a 15 metri. Non sapendo chi fossero i Padiglioni limitrofi, quindi non sapendo con quale progetto dovessimo confrontarci, abbiamo dovuto pensare a un’immagine molto forte. Per questo, abbiamo immaginato che questo lotto avesse una preesistenza: una pietra che fosse sempre stata qui e che addirittura il masterplan dell’Expo Milano 2015 non fosse riuscito a sradicare. Quest’idea è una metafora del fondamento, dei concetti e dei contenuti della società.
Professore Bruno Pedretti, qual è la sua interpretazione del progetto per il Padiglione della Santa Sede?
Il concetto del masso si trasforma in una sorta di sasso costruito. Qui, il masso diventa la pietra per eccellenza: la cattedrale, che viene evocata nei due sistemi a volta, a sesto acuto e a tutto sesto, che richiamano il sistema costruttivo delle chiese cristiane. Un elemento fondamentale è la luce, il masso viene illuminato dalle tipiche luci delle cattedrali storiche, ma non solo, all’interno le due volte che si incontrano formano una costa di libro rovesciato, esattamente nel punto in cui dovrebbe esserci la colonna portante delle due volte e dove si svolge tutta l’esposizione. Questi aspetti sottolineano il valore prioritario di questa “architecture parlante” che, in quanto Padiglione della Santa Sede, ricorda il messaggio che arriva a noi tramite le Sacre Scritture. Un messaggio che viene rappresentato nel libro rovesciato e confermato dalle due frasi “non di solo pane vive l'uomo” e “dacci oggi il nostro pane”. L’idea di appoggiare la scrittura su questo masso avvalora il concetto di architettura parlante grazie ai giochi d’ombra, che danno il senso di una scrittura che scende dall’altro. Un sorta di manna che fa scendere un messaggio di spiritualità.
Il concetto del masso si trasforma in una sorta di sasso costruito. Qui, il masso diventa la pietra per eccellenza: la cattedrale, che viene evocata nei due sistemi a volta, a sesto acuto e a tutto sesto, che richiamano il sistema costruttivo delle chiese cristiane. Un elemento fondamentale è la luce, il masso viene illuminato dalle tipiche luci delle cattedrali storiche, ma non solo, all’interno le due volte che si incontrano formano una costa di libro rovesciato, esattamente nel punto in cui dovrebbe esserci la colonna portante delle due volte e dove si svolge tutta l’esposizione. Questi aspetti sottolineano il valore prioritario di questa “architecture parlante” che, in quanto Padiglione della Santa Sede, ricorda il messaggio che arriva a noi tramite le Sacre Scritture. Un messaggio che viene rappresentato nel libro rovesciato e confermato dalle due frasi “non di solo pane vive l'uomo” e “dacci oggi il nostro pane”. L’idea di appoggiare la scrittura su questo masso avvalora il concetto di architettura parlante grazie ai giochi d’ombra, che danno il senso di una scrittura che scende dall’altro. Un sorta di manna che fa scendere un messaggio di spiritualità.
Architetto Reginaldi, come è stato possibile rendere laico il messaggio della Santa Sede di risposta al tema di Expo Milano 2015, parlando quindi a persone di altre religioni?
Il tema della cooperazione e della solidarietà è stato sviluppato attraverso i contenuti delle fotografie, dell’opera d’arte esposta, nei tre esempi di opere di solidarietà sostenute dalla Chiesa e con il tavolo. Quest’ultimo supera la dimensione dell’arredo per diventare un elemento di convivialità, il tavolo dell’unione, del dialogo. Tutto questo è stato comunicato al mondo attraverso alcuni elementi che scavano nel profondo dei valori e degli archetipi comuni, che chi è più addentro alla cultura cristiana coglie più direttamente, chi lo è meno riesce a interpretare il messaggio decifrando il Padiglione. Un esempio è il giardino in copertura, secondo Papa Francesco la terra che ci è stata donata per essere conservata, per questo lo abbiamo messo nel punto più altro dove si può vedere ma non toccare.
Il tema della cooperazione e della solidarietà è stato sviluppato attraverso i contenuti delle fotografie, dell’opera d’arte esposta, nei tre esempi di opere di solidarietà sostenute dalla Chiesa e con il tavolo. Quest’ultimo supera la dimensione dell’arredo per diventare un elemento di convivialità, il tavolo dell’unione, del dialogo. Tutto questo è stato comunicato al mondo attraverso alcuni elementi che scavano nel profondo dei valori e degli archetipi comuni, che chi è più addentro alla cultura cristiana coglie più direttamente, chi lo è meno riesce a interpretare il messaggio decifrando il Padiglione. Un esempio è il giardino in copertura, secondo Papa Francesco la terra che ci è stata donata per essere conservata, per questo lo abbiamo messo nel punto più altro dove si può vedere ma non toccare.
Architetto Reginaldi, parliamo della percezione della luce in questo Padiglione. È una luce eloquente e contemporaneamente un elemento strutturale della sua architettura.
La luce è stata studiata molto, grazie anche al posizionamento dell’ingresso rivolto a sud e verso il Decumano. In questo senso è stato naturale il riferimento al tema della grotta e la riflessione sulla bandiera della Città del vaticano, metà bianca e metà gialla. Abbiamo scelto di celare l’ingresso, la breccia del sasso, dietro una tenda gialla che ricordasse appunto la bandiera e che essendo posto verso sud permetteva al sole di filtrare con una luce giallastra completamente diversa rispetto a quella che c’è fuori. Con questi due elementi abbiamo costruito i cambiamenti di sonorità, di luce e di spazio.
Professore Paolo Cesaretti, qual è la sua considerazione in merito al tema della luce?
Fin dalle prime descrizioni di edifici ecclesiastici le basiliche, soprattutto in ambito cristiano orientale e bizantino, è sempre la luce il primo elemento descritto. La presenza di una lama di luce è stata la prima cosa che mi ha colpito in questo Padiglione e, insieme all’esterno sobrio, ma molto curato con il gioco cromatico delle due frasi, mi hanno fatto pensare alle descrizioni della presenza della luce nelle chiese tardo bizantine.
Professore Paolo Cesaretti, qual è la sua considerazione in merito al tema della luce?
Fin dalle prime descrizioni di edifici ecclesiastici le basiliche, soprattutto in ambito cristiano orientale e bizantino, è sempre la luce il primo elemento descritto. La presenza di una lama di luce è stata la prima cosa che mi ha colpito in questo Padiglione e, insieme all’esterno sobrio, ma molto curato con il gioco cromatico delle due frasi, mi hanno fatto pensare alle descrizioni della presenza della luce nelle chiese tardo bizantine.
Professore Pedretti, in quali elementi viene espresso l’elemento teologico e dove si trova quello laico?
Entrando nel Padiglione della Santa Sede si coglie subito una dimensione di spiritualità etica nel senso che attraverso la forza tipologica si vuole comunicare un messaggio cristiano, ma questa è una lettura facile per noi che siamo storicamente e culturalmente cresciuti con i principi dell’innalzamento, della presa di luce e dell’elevazione, legate - come mostra tutta l’esposizione – al tema della povertà dell’uomo e della sofferenza materiale.
Entrando nel Padiglione della Santa Sede si coglie subito una dimensione di spiritualità etica nel senso che attraverso la forza tipologica si vuole comunicare un messaggio cristiano, ma questa è una lettura facile per noi che siamo storicamente e culturalmente cresciuti con i principi dell’innalzamento, della presa di luce e dell’elevazione, legate - come mostra tutta l’esposizione – al tema della povertà dell’uomo e della sofferenza materiale.