Negli ultimi trent’anni lo stile alimentare occidentale ha conquistato il mondo. Gli effetti sulla salute di questa dieta ad alto contenuto di grassi e zuccheri e ricca di cereali raffinati e carne sono sotto gli occhi di tutti. Le malattie legate all’alimentazione, come diabete, ipertensione e patologie cardiache, sono cresciute. Allo stesso tempo, le moderne pratiche agricole hanno reso gran parte della nostra frutta e verdura più povera di vitamine e minerali. Uno studio basato sui dati del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha scoperto, per esempio, che in 50 anni il contenuto di calcio nei broccoli è più che dimezzato. Che sta succedendo? I
prodotti chimici usati per ottenere ortaggi più grandi e più velocemente potrebbero aver
compromesso la capacità delle piante di
assorbire i nutrienti dal suolo o di sintetizzarli?
Quale che sia la ragione, oggi gli scienziati guardano con sempre maggior interesse alle piante esotiche come a una fonte di nutrimento più salutare.
Mentre in Occidente i dietologi promuovono gli stili di alimentazione tradizionali, tra le popolazioni indigene prende sempre più piede il malsano
junk food. Non solo. Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, l’espansione dell’agricoltura convenzionale è responsabile dell’80% della deforestazione nel mondo. E quando un ambiente viene distrutto o contaminato, va perso anche quel tesoro di conoscenze alimentari e pratiche sostenibili accumulato in secoli d’esperienza dalle comunità locali. Rovinare un ecosistema, insomma, significa impoverire l’intera umanità.
Ma accanto a pomodori e cavoli ci sono infatti centinaia di altri vegetali, quasi sconosciuti in Occidente, che potrebbero arricchire di vitamine, minerali e proteine la nostra dieta. Ecco allora un elenco di supercibi esotici che farebbero bene non solo all’ambiente ma anche alla nostra salute.
Amaranto
Questa versatile pianta
nativa del Centro America si è adattata benissimo alle pianure umide dell’Africa Equatoriale. Se ne consumano i chicchi, al pari di orzo e frumento, ma l’Amaranthus non è una graminacea. Rispetto ai cereali contiene il doppio di lisina, un amminoacido essenziale. Inoltre è un’eccellente fonte di proteine, vitamine e minerali come calcio, ferro, magnesio, potassio e zinco.
Carcadè
Dai fiori essiccati di Hibiscus sabdariffa, pianta originaria dell’Africa Tropicale, si ottiene un infuso di colore rosso rubino, acidulo (contiene 5 volte più acido citrico delle arance) usato come bevanda tonica e dissetante. Con i boccioli si fanno marmellate, gelatine e sciroppi. Nel Sud-Est Asiatico le foglie sono consumate al vapore, fritte o in zuppa. Oltre a combattere l’ipertensione, il carcadè possiede altissimi livelli di antiossidanti (inibisce quindi lo sviluppo di tumori).
Citronella
Da noi è più conosciuta come repellente per le zanzare, ma la citronella (Cymbopogon citratus) è un’erba commestibile usata in molti Paesi asiatici come ingrediente di salse, zuppe e tisane. Contiene molti minerali e vitamine essenziali, che aiutano a controllare la pressione e a prevenire le malattie cardiache. Gli oli essenziali estratti dalla citronella sono noti per avere proprietà antimicrobiche, antifungine e – secondo uno studio recente – anticancro.
Còrcoro
Dal suo fusto si ricava una fibra tessile molto nota, la iuta. Ma pochi sanno che le foglie del Corchorus olitorius sono diffuse nella cucina nordafricana e mediorientale quanto da noi gli spinaci. In Egitto la molokheyyah, una zuppa di còrcoro e carne servita col riso, è uno dei piatti nazionali, la cui origine si fa risalire addirittura ai faraoni. Le foglie del còrcoro sono piuttosto amare e, quando bollite, producono un brodo denso e mucillaginoso. In compenso sono ricche di minerali e vitamine: un etto di corcoro contiene tanta vitamina A quanto mezzo chilo di cavoli. Ha inoltre doti antiossidanti, antinfiammatorie e, secondo alcune ricerche, antiobesità.
Fagiolo mungo
In Italia i suoi germogli sono erroneamente conosciuti come “germogli di soia”, ma il fagiolo mungo (Vigna radiata) non condivide con la soia nemmeno il genere botanico. Coltivato in passato anche in Europa, e poi dimenticato insieme al “fagiolo dell’occhio” africano all’arrivo dall’America del fagiolo comune, oggi il mungo è largamente impiegato nelle cucine asiatiche. Il suo pregio sta nell’associare un basso tenore calorico a un’elevata presenza di proteine facilmente digeribili. L’alto contenuto di ferro difende inoltre donne e bambini dal rischio di anemie.
Gboma
Nota anche come “melanzana africana”, della gboma (Solanum macrocarpon) si consumano i frutti e le giovani foglie. Ha un’alta resa, resiste alla siccità, si conserva bene e può essere coltivata in terreni poveri. Benché abbia un sapore piuttosto amaro, è molto più nutriente della melanzana nostrana.
Kutjera
Detta anche “uva del deserto australiano”, è stata usata per millenni dagli aborigeni come fonte di cibo. Oggi la kutjera (Solanum centrale) potrebbe entrare a far parte anche della nostra dieta. I frutti, simili ad acini ma di colore giallo, sono ricchi di vitamina C. Il loro intenso sapore di pomodoro dolce li rende adatti come condimento e nella preparazione di salse.
Moringa
In termini alimentari la Moringa oleifera è una delle piante più preziose del pianeta. Originaria del Sud-Est Asiatico, ma molto diffusa anche in Africa Orientale, è una sorta di supermercato in forma di albero. Praticamente tutta la pianta è commestibile: foglie, fiori, baccelli, semi e radici. Le foglie hanno un sapore leggermente piccante e si possono mangiare anche crude, in insalata. A parità di peso contengono il doppio di proteine del latte, il quadruplo di vitamina A delle carote, quasi otto volte la vitamina C delle arance, il triplo del potassio delle banane. I baccelli, bolliti, hanno il gusto di asparago. I semi ricordano invece i ceci. Dai semi si estrae anche un olio dolce e saporito, ricco di acido oleico (lo stesso dell’olio d’oliva). Le radici, dall’intenso sapore di rafano, vengono usate soprattutto per aromatizzare. Dai fiori, grazie alle api, si ottiene un ottimo miele. E se tutto ciò non bastasse, la farina di semi di moringa funziona egregiamente anche per depurare l’acqua.
Néré
Quest’albero (Parkia biglobosa), lontano parente dei legumi, produce frutti dall’aspetto di lunghi baccelli. All’interno contengono una polpa dolce, che può essere mangiata cruda, trasformata in bevanda o ridotta in polvere per insaporire zuppe e stufati. Ma più preziosi ancora sono i semi, che costituiscono una buona fonte di proteine, carboidrati, vitamine e minerali. Dai semi si ricava anche un estratto grasso, conosciuto come dawadawa o soumbala, che commercializzato sotto forma di palline nere e appiccicose, dal pungente odore di formaggio, è molto usato come condimento in tutta l’Africa Occidentale.
Okra
È un po’ la Cenerentola delle piante commestibili, ma l’okra, o gombo (Abelmoschus esculentus), avrebbe tutti i titoli per entrare nel gotha dei supercibi salutari. Le foglie sono una ricca fonte di vitamine e minerali, i semi forniscono olio e proteine di altissima qualità. Sempre dai semi, tostati e macinati, si ottiene un valido sostituto del caffè privo di caffeina. Inoltre questa pianta è facile da coltivare, ha un’ottima resa, si adatta alle condizioni più difficili e resiste bene alle malattie.
Pino delle Bunya
I semi di questa grossa conifera della famiglia delle araucariacee (Araucaria bidwillii) sono stati a lungo un alimento di primaria importanza per gli aborigeni australiani. Le pigne hanno le dimensioni di un pallone da calcio e i suoi pinoli ricordano, per aspetto e sapore, le castagne. Gli aborigeni li mangiano crudi, arrostiti o bolliti. Ne ricavano anche una farina da panificazione che, essendo priva di glutine, è particolarmente adatta ai celiaci.
Spirulina
Classificata in passato come un’alga, è in realtà un cianobatterio, quindi non propriamente una pianta. Tuttavia è stata una fonte tradizionale di cibo per molte culture, come gli Aztechi in Centro America e i Kanembu in Ciad, che la raccoglievano dalle acqua salmastre di laghi e stagni per essiccarla. La spirulina è un ottimo integratore alimentare naturale: rafforza le difese immunitarie, riduce le infiammazioni, attenua le reazioni allergiche e fornisce un salutare apporto di proteine.
Taro
In numerose isole del Pacifico le grandi foglie di taro (Colocasia esculenta), cucinate in vari modi, costituiscono un’eccellente fonte di vitamine A e C. Ma è soprattutto il tubero della pianta a fare da ingrediente base per molte popolazioni dell’Oceania: bollito, grigliato o fritto nell’olio come una patata. Rispetto alla quale contiene però più amido, calcio e ferro.
Yacón
Parente del topinambùr, lo yacón (Smallanthus sonchifolius) è un tubero coltivato sulla Cordigliera delle Ande da più di un millennio. La radice è composta per lo più di acqua e oligofruttani, sostanze zuccherine indigeribili (quindi a basso apporto calorico) che hanno però un effetto prebiotico, cioè favoriscono lo sviluppo dei batteri intestinali benefici.
Zucca amara
Questo vegetale originario dell’India è popolare in molti Paesi asiatici, malgrado l’aspetto grinzoso e il gusto amaro. Ma chi non si ferma alle apparenze ne guadagnerà in salute: la Momordica charantia ha proprietà anticancro, aiuta a contrastare il diabete e purifica il corpo dalle tossine.