II millennio a.C.
L'uso di primitive ruote ad acqua risale ai tempi dei Sumeri, testimoniato da nomi di periodi sui loro calendari. La tecnica costruttiva dei mulini ad acqua e a vento è per molti secoli prerogativa delle civiltà mesopotamiche; solo successivamente si espande in Egitto, in Cina e, molto più tardi, in Occidente. Nell'antica Mesopotamia l'utilizzo di macchine per l'irrigazione è documentato da iscrizioni babilonesi, ed è ipotizzabile che sfruttassero l'energia dell'acqua per l'irrigazione. Il re di Babilonia Hammurabi, trentasette secoli fa, fece costruire pompe eoliche per sollevare acqua dai fiumi e irrigare i celebri giardini di Babilonia; congegni costruiti probabilmente ad asse verticale.
15 a.C.
Il De architectura di Vitruvio cita il mulino ad acqua.
630 d.C.
Il califfo Omar I dà testimonianze scritte di un uso alquanto diffuso di simili sistemi a vento per irrigare. Si tratta di macchinari a pale e leve comparabili a quelli già descritti da cronache persiane nel 130 d.C. e simili alle macine da grano che si diffusero largamente in quei secoli dalla Persia orientale all’odierno Afghanistan. L’espansione del mulino a vento, al contrario di quella del mulino ad acqua, è lenta, tanto che rimase per alcuni secoli prerogativa dell’area mediorientale. Solo con l’espansione dei regni islamici, a partire dal 7° secolo, anche l’uso del mulino a vento raggiunge l’Occidente mediterraneo. Sicilia, Baleari, Spagna, isole greche vedono sorgere per primi questi manufatti, portati dai conquistatori islamici.
XII secolo
In Europa si comincia a servirsi più diffusamente dei mulini ad acqua e a vento con finalità industriali, impiegati per macinare cereali, spremere le olive, pompare acqua, alimentare segherie, cartiere, tintorie. La prima traccia di un mulino a vento in Europa è precisamente del 1180: in un documento cartaceo si trova scritto che un’abbazia della Normandia ricevette in dono un appezzamento di terra “vicino a un mulino a vento” a Montmartin en Graine.
XIII-XVI secolo
Siamo in Olanda. Il paesaggio si popola di mulini non solo a mo’ di macine, ma anche per drenare l’acqua e strappare sempre più terra al mare, suscitando a volte, curiosamente, le proteste degli artigiani e dei braccianti locali, preoccupati per il loro posto di lavoro. Nel frattempo in Spagna “ecco scoprirsi da trenta o quaranta mulini da vento, che si trovavano in quella campagna; e tosto che don Chisciotte li vide, disse al suo scudiere: ‘La fortuna va guidando le cose nostre meglio che noi non oseremmo desiderare. Vedi là, amico Sancio, come si vengono manifestando trenta, o poco più smisurati giganti? Io penso di azzuffarmi con essi’”… il capolavoro di Miguel de Cervantes Saavedra dato alle stampe nel 1605 dà saporita testimonianza della diffusione di queste strutture nei paesaggi campestri.
XVIII secolo
Con l’avvento delle prime macchine industriali i mulini non si accantonano immediatamente. Anche se non più impiegati come prima per manifatture o per la mera forza meccanica, la pala eolica viene adattata a disparati impieghi: per esempio, alimentando milioni di pompe d’acqua dei coloni americani. A questi decenni e all’inventore Daniel Helladay si fa risalire la nascita di quei caratteristici “mulini americani”, quei mulini montati su tralicci con un rosone di pale di latta rettangolari che ruotando trasferivano energia a una pompa d’acqua posta per terra. Hanno in effetti caratterizzato i paesaggi agricoli americani di due secoli, immortalati da tanti film western, e secondo alcuni calcoli ne furono costruiti addirittura sei milioni. Alcuni dei quali tuttora funzionanti.
XIX secolo
Il mulino ad acqua, così come il mulino a vento, viene soppiantato dall'avvento del motore a vapore e, successivamente, dal motore elettrico. Le vestigia di millenni di collaborazione - ruote, casupole, torri, architetture sulle colline e a bordo dei fiumi – rimangono a testimoniare in modo romantico e suggestivo la dolcezza e la disponibilità delle forze della natura.