La Guinea Equatoriale è uno dei più piccoli Paesi dell’Africa e l’unico in cui si parli spagnolo. Collocata nel cuore del Golfo di Guinea, è famosa per le sue foreste pluviali, gli imponenti vulcani e per l’architettura coloniale ispanica della capitale Malobo. Presente a Expo Milano 2015 nel Cluster Frutta e Legumi, il Paese festeggia il suo National Day giovedì 29 ottobre.
C’è un luogo dell’Africa in cui la lingua ufficiale è lo spagnolo e gli edifici antichi hanno le linee del barocco ispanico del Settecento. E’ la Guinea Equatoriale, uno dei più piccoli Paesi africani, affacciato sull’Atlantico e grande poco più della Sicilia. Il suo territorio è costituito da una parte continentale e da due isole, Annobòn e Bioko, su cui sorge anche la capitale Malabo. La natura è ovunque lussureggiante e maestosa, con foreste pluviali, mangrovie e vulcani come il Pico Basilé sull’isola di Bioko, alto oltre tremila metri. La storia del Paese si intreccia a quella degli imperi coloniali europei, con periodi portoghesi, olandesi, spagnoli e inglesi. Un percorso complesso che ha creato un mosaico di identità, formato da antiche tribù locali, comunità di migranti da altri Paesi africani, ma anche da Cina e India, creoli afro portoghesi e afro cubani e qualche europeo.
L’isola meravigliosa
I più antichi abitanti della Guinea Equatoriale furono probabilmente i pigmei della foresta, oggi ancora presenti in aree remote dell’entroterra. Poi arrivarono le tribù bantu, che si stabilirono sulla costa e anche sull’isola di Bioko, una delle pochissime isole africane già abitate da popolazioni locali prima dell’arrivo degli europei, dai Bubi e poi dai Fang. I portoghesi scoprirono Bioko nel 1472, mentre esploravano la costa africana per arrivare in India circumnavigando il continente. Incantati dalla bellezza della natura, ricca di foreste e acque dolci, ribattezzarono l’isola Formosa, ovvero “meravigliosa”. L’isola di Annobon era invece completamente disabitata e fu popolata con popolazioni dall’Angola. Punto nevralgico per i traffici e la penetrazione coloniale, nei secoli il territorio dell’attuale Guinea Equatoriale venne controllato da Portogallo e Spagna, che ne fecero un centro di produzione di zucchero, cacao e caffè e una base del traffico di schiavi, eradicato nell’Ottocento grazie all’intervento dei britannici e dei missionari cattolici.
Agganciare lo sviluppo per raggiungere la sicurezza alimentare
Con l’indipendenza dalla Spagna ottenuta nel 1968, comincia per il Paese un periodo non facile, segnato dai contrasti della Guerra Fredda. La svolta è arrivata negli anni Novanta del Novecento, con la scoperta di importanti giacimenti di petrolio offshore, i cui guadagni hanno permesso grandi investimenti nello sviluppo del Paese. Uno dei risultati è il grande balzo ottenuto nella scolarizzazione della popolazione, passata in pochi anni all’87%, il più altro di tutta l’Africa subsahariana. Altro obiettivo è quello della sicurezza alimentare, una sfida importante in un Paese il cui territorio ha solo il 10% di terre coltivabili, ma la popolazione è in crescita costante, tanto da raddoppiare in circa 30 anni. Urgente la necessità di aumentare la produzione di cibo, una sfida che la Guinea Equatoriale sta giocando con l’innovazione, lo sviluppo rurale, il sostegno all’agricoltura familiare e la stipulazione di accordi di collaborazione. Particolarmente importante quello con la FAO, firmato proprio a inizio ottobre 2015, che prevede lo stanziamento di 32,5 milioni di dollari.