Piccolo Paese dell’Africa Occidentale, il Gambia prende il nome dal grande fiume che lo attraversa. Da sempre uno dei massimi produttori di arachidi, negli ultimi anni sta differenziando la sua produzione agroalimentare per assicurarsi una maggiore sicurezza alimentare. Presente a Expo Milano 2015 nel Cluster Frutta e Legumi, il Paese festeggia il suo National Day sabato 5 settembre.
E’ il fiume la base dell’identità del Gambia. Piccolo Paese dell’Africa Occidentale, il più piccolo di tutto il continente, il Gambia prende il nome dal grande corso d’acqua che lo attraversa longitudinalmente, per poi sfociare nell’Atlantico in un largo estuario. Sulle sue rive si aprono risaie e boscaglie di mangrovie, mentre sulle sue acque viaggiano da barche e piroghe. Grande nemmeno quanto l’Abruzzo e caratterizzato da molteplici identità etiche e linguistiche, il Gambia ha intrecciato la sua storia agli imperi africani Mali e Songhai, poi all’influenza araba e infine alla presenza coloniale britannica, che ne ha fatto un’enclave anglofona nell’Africa Occidentale francese. Il Paese è indipendente dal 1965 e da allora cerca di costruire il proprio sviluppo tra crescita economica e sicurezza alimentare, come esprime con la sua presenza nel Cluster Frutta e Legumi.
Arachidi e libertà
E’ impossibile parlare del Gambia senza parlare di una delle vicende cruciali nella storia dell’Africa e cioè il commercio degli schiavi. Fin dall’antichità, la navigabilità del fiume e la vicinanza alle piste del Sahara ne hanno fatto uno dei centri del traffico, verso i regni arabi e le colonie americane. Un passato complesso testimoniato dal sito archeologico di James Island, patrimonio Unesco. Fino a inizio Novecento, il Gambia stesso era fondato sul lavoro forzato, soprattutto nelle risaie. Le cose cominciarono a cambiare nell’Ottocento, anche grazie ai britannici che misero fuorilegge la schiavitù. In pochi anni, l’economia del Paese mutò profondamente, spostandosi verso la produzione di arachidi, ancora oggi una delle maggiori al mondo e fra le principali fonti di reddito del Gambia. Il lavoro non è più forzato, ma la forte prevalenza di una coltura destinata all’esportazione espone il Paese alle fluttuazioni dei mercati internazionali, secondo una variante africana della cosiddetta sindrome della piantagione. Da qui l’esigenza di diversificare l’agricoltura per assicurarsi maggiore stabilità e sicurezza alimentare.
Ostriche sostenibili
Il fiume e l’oceano influenzano profondamente la cucina del Gambia, che utilizza ampiamente il pesce, sia d’acqua dolce che di mare, tradizionalmente seccato al sole o affumicato. Ad accompagnarlo vi è soprattutto riso, miglio e cassava. La farina di grano è invece importata dall’estero. Molto diffusi gli stufati, insaporiti con peperoncino e cipolle. In generale, l’agroalimentare del Gambia ha due identità parallele: da un lato la produzione per l’export, soprattutto di arachidi, dall’altra l’agricoltura e l’allevamento di sussistenza, settori informali e fragili che però danno sostentamento a gran parte dei gambiani, soprattutto nelle aree rurali. Proprio in questo ambito si registrano progetti particolarmente interessanti, come ad esempio l’allevamento sostenibile di ostriche nelle zone umide alla foce del Gambia, condotta dalle donne locali nel rispetto delle mangrovie, a loro volta indispensabili alla salvaguardia delle coste. Un progetto comunitario che ha ricevuto l’apprezzamento da parte delle Nazioni Unite.
Il fiume e l’oceano influenzano profondamente la cucina del Gambia, che utilizza ampiamente il pesce, sia d’acqua dolce che di mare, tradizionalmente seccato al sole o affumicato. Ad accompagnarlo vi è soprattutto riso, miglio e cassava. La farina di grano è invece importata dall’estero. Molto diffusi gli stufati, insaporiti con peperoncino e cipolle. In generale, l’agroalimentare del Gambia ha due identità parallele: da un lato la produzione per l’export, soprattutto di arachidi, dall’altra l’agricoltura e l’allevamento di sussistenza, settori informali e fragili che però danno sostentamento a gran parte dei gambiani, soprattutto nelle aree rurali. Proprio in questo ambito si registrano progetti particolarmente interessanti, come ad esempio l’allevamento sostenibile di ostriche nelle zone umide alla foce del Gambia, condotta dalle donne locali nel rispetto delle mangrovie, a loro volta indispensabili alla salvaguardia delle coste. Un progetto comunitario che ha ricevuto l’apprezzamento da parte delle Nazioni Unite.