Expo Gate
offre un nuovo appuntamento con l’arte contemporanea per conoscerne da vicino i protagonisti, i lati meno noti, le sfumature.
Domenica 27 luglio in programma c’è la proiezione di alcuni video delle performance di
Vanessa Beecroft. Dopo l’incontro con
Mario Gorni
, che ha parlato di archivi, memoria e catalogazione analizzando i video conservati al
DOCVA di Milano, e dopo
Nicola Trezzi
, del progetto
Lucie Fontaine, e
Rafram Chaddad, coordinatore israeliano di
Slow Food, al centro dell’evento dello scorso giovedì, stavolta sul palco di Expo Gate, all’interno dello
Spazio Sforza, il pubblico potrà incontrare l’artista genovese, residente a Los Angeles. Presente e assente al tempo stesso, dal momento che alle 18:00
Vanessa Beecroft si collegherà con
Giacinto Di Pietrantonio e
Laura Cherubini via Skype.
VB. Le opere proiettate
Durante la serata del 27 luglio vengono proposte alcune delle performance più note al pubblico. VB53 vede ventuno modelle piantate nella terra dello spazio del Tepidarium situato nell’ottocentesco Giardino dell’Orticoltura di Firenze. VB62 mette in scena corpi di donne nudi e bianchi confusi tra calchi di gesso molto realistici, in VB61 - Still Death! Darfur Still Deaf? modelle di colore sono distese su una enorme tela dipinta rosso, mentre VB66 è ambientata nel mercato ittico di Napoli. A cosa rimanda nella sua arte il legame dell’artista con il corpo e con il cibo?
Vanessa Beecroft: cibo, arte e corpo
Il rapporto con il cibo è da sempre al centro della sua ricerca artistica. “Il lavoro di Beecroft nasce proprio dal rapporto con l’alimentazione” racconta
Giacinto Di Pietrantonio, curatore insieme a
Laura Cherubini e
Cloe Piccoli del palinsesto della
Scuola d’Arte Contemporanea di questa settimana in collaborazione con l’
Accademia di Belle Arti di Brera “e ha origine in quel diario alimentare in cui da giovanissima annotava ogni cosa ingerita durante la giornata. Non un diario narrativo ma qualcosa di più simile a un codice in cui i cibi consumati nell’arco di otto anni venivano divisi cromaticamente. Il rapporto tra arte e cibo riflette quello con il corpo, le sue opere studiano il modo in cui il corpo evolve e si modifica anche in relazione al cibo e alla malattia”.